INCONTRI A TEMA – MERCOLEDI’ 28 OTTOBRE 2015


COME LO STILE DI VITA PUÒ AIUTARCI A VIVERE MEGLIO

Domenico Compagnone
Medico Chirurgo

I CONSIGLI DELLO SPECIALISTA TRA PREVENZIONE E TERAPIA

ABSTRACT DELLA CONFERENZA

Viviamo nella società delle contraddizioni, nell’epoca delle possibilità, delle conoscenze e del benessere, ma troppo spesso dimentichiamo che tutto questo deve rappresentare un mezzo per difendere, e non minare, la nostra più grande ricchezza: la salute.

In Italia la speranza di vita media è appena sotto gli 83 anni, oltre 6 anni maggiore rispetto a vent’anni fa. Da qui l’emergere di una grande contraddizione del nostro tempo: se da un lato, infatti, si registra un sostanziale calo della mortalità nonché una crescita della speranza di vita, dall’altro si assiste ad uno spostamento della prevalenza delle malattie da un quadro dominato da malattie infettive ad uno in cui prevalgono patologie cronico-degenerative (malattie cardiovascolari, diabete, malattie neurologiche, tumori); ciò come conseguenza sia dell’invecchiamento della popolazione, sia – e soprattutto – di stili di vita e abitudini sbagliate, quasi a dimostrare che siamo diventati più bravi a curare le malattie, ma meno le persone e le nostre vite.

Da uno studio recente realizzato dalla London School of Economics per la Bupa International emerge che una malattia su tre può essere evitata (30% delle malattie cardiovascolari e il 27% dei casi di diabete) se tutti cominciassero a svolgere attività fisica e mangiare in modo sano. Ne deriva l’esigenza di orientare la medicina di oggi verso la prevenzione primaria, mediante un lavoro educativo profondo, al fine di tracciare un percorso da seguire per ridurre il rischio di ammalarsi.

Diverse tra le variabili che permettono di vivere bene e a lungo – come genetica e ambiente in cui viviamo – sono al di là del nostro controllo; per questa ragione modificare il nostro stile di vita diventa una necessità cui corrisponde il dovere sociale di noi medici di promuovere e tutelare la salute.

Considerando i principali fattori di rischio delle patologie croniche più diffuse – fumo, sedentarietà, dislipidemia, diabete – è necessario concentrare l’interesse all’interno di tre ambiti identificabili in alimentazione, attività fisica e abitudini.

Se in Italia molta strada è stata fatta in tema di prevenzione secondaria grazie alle campagne di screening che hanno permesso un aumento delle diagnosi precoci, non può dirsi altrettanto per la prevenzione primaria.

Il nostro obiettivo è, pertanto, quello di agire sui comportamenti quotidiani, correggendoli.

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