Camminando per strada è facile incontrare nomi di personaggi che hanno fatto grande la storia del nostro Paese : i loro nomi infatti dominano le vie e diventano per noi passanti non solo un’ occasione di ricordo, ma anche di riflessione. Vie e piazze, non dobbiamo dimenticarlo, non sono solo un luogo d’incontro tra amici ma anche luoghi in cui, almeno per un attimo,alla sola lettura, la memoria ritorna al passato perchè da esso ricaviamo modelli di vita e di esperienza umana che trasmettono anche a noi giovani un patrimonio di ideali e valori.La città di Cassino può vantare l’Abate G. Diamare che da il nome a una famosa piazza. La sua generosità e il suo senso di accoglienza hanno riempito pagine di storia.Non fu un semplice uomo di chiesa come tanti, ma si distinse in varie occasioni, soprattutto durante la prima guerra mondiale, quando diede rifugio alle suore, alla popolazione che sfuggivano ai bombardamenti. Gregorio Diamare è nato a Napoli il 13 aprile 1865 da Salvatore Diamare e Teresa Albani. Si iscrive all’università a diciannove anni e segue la vocazione per la vita monastica.
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Dopo la Prima Guerra Mondiale, cominciò un luminoso abaziato durante il quale, grazie alla sua intelligenza e instancabile attività, Montecassino diviene un centro internazionale di vita spirituale.
Il 30 ottobre 1943 a Cassino furono uccisi due soldati tedeschi che avevano tentato di abusare di una ragazza del posto.
In una rappresaglia furono catturati ventidue ostaggi, destinati alla fucilazione; l’abate Diamare intervenne con una lettera: “Ardisco pregare Vostra Eccellenza che, pur salvando le giuste esigenze marziali, la pena minacciata sia limitata il più possibile ai beni e famiglie dei colpevoli per evitare che tanta altra povera gente paghi il fio di colpa non sua. Perdonatemi Eccellenza se oso fare caldo appello al vostro cuore generoso per questi miei figliuoli spirituali, già tanto provati dalle inevitabili conseguenze della guerra”, i ventidue sfortunati furono graziati, come risulta chiaramente da una lettera del generale comandante Hube: “Mi dichiaro pronto a corrispondere alla Vostra Preghiera, Eccellenza, riferentesi al delitto consumato da due abitanti del borgo di S. Antonino presso Cassino. Io sono intimamente convinto che al grande potere morale dell’abbazia sarà possibile impedire simili ulteriori delitti, indirizzantisi contro soldati germanici. Questa convinzione si fonda soprattutto sulla grande stima che nutro per Voi, Eccellenza, e per lo spirito di pace che emana ora come in passato dalla Vostra luminosa Abbazia di Montecassino. In riguardo all’intercessione di Vostra Eccellenza ho perciò dato ordine che – nel caso, le ricerche per arrestare i due assassini dovessero risultare vane – siano soltanto fatte bruciare le case ed i possedimenti di proprietà loro e dei loro più vicini parenti.”
Nella stessa missiva il generale Hube suggerisce all’abate di portare in salvo a Roma i tesori d’arte e di storia raccolti nell’Abazia: “In quest’occasione mi sia concesso l’esprimere una preghiera a mia volta: le sempre maggiori incursioni aeree del nemico potrebbero eventualmente compromettere la sicurezza dell’Abbazia di Montecassino. Sarei perciò infinitamente grato a Vostra Eccellenza se i suoi grandi valori d’arte fossero portati al sicuro, sia trasportandoli a Roma, sia in altro modo adatto. Mi riferisco soprattutto all’importante opera di storia tedesca della biblioteca del monastero.
Il 15 febbraio 1944, nonostante l’abate li avesse precedentemente avvisati dell’assenza di tedeschi nell’abbazia, gli angloamericani la bombardarono.
Fu dopo questo avvenimento che Gregorio Diamare decise di rifugiarsi a Roma con i monaci superstiti.
( photos)
1 Gennaio 1970
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