INCONTRI A TEMA VI EDIZIONE Martedì 7 maggio 2013 ore 16.30

Dr.ssa Francesco De Gregorio – psicologa, psicoterapeuta

ABSTRACT DELLA CONFERENZA: 

LA VITA SI RISVEGLIA …
Con l’arrivo della primavera la vita si risveglia, il nostro organismo va incontro ad alcuni cambiamenti fisiologici ed organici che sono legati, tra le altre cose, alle variazioni di livello di alcuni importanti ormoni.

Il primo ormone a risentire di una modificazione è il Cortisolo. Durante i mesi invernali l’organismo umano produce maggiori quantità di cortisolo, un ormone che favorisce l’accumulo di grasso soprattutto nella regione addominale. Una delle proprietà del tessuto adiposo è, infatti, quella di fungere da vero e proprio isolante termico, proteggendo il corpo dalle rigide temperature esterne. Questa funzione, essenziale per l’uomo primitivo, è stata ereditata e spiega, almeno in parte, il fenomeno per cui si tende ad ingrassare soprattutto durante i mesi invernali.

Nei mesi estivi si assiste invece ad un picco di secrezione degli ormoni anabolici, ormoni sensibili alle variazioni ambientali, che sono il Gh e il
Testosterone. Il GH, detto anche ormone della crescita o somatotropina, ed il Testosterone, sono ormoni lipolitici e favoriscono pertanto lo smaltimento del grasso corporeo in eccesso. Inoltre il testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, ha tra le sue tante funzioni quella di stimolare la libido in entrambi i sessi. Un aumento degli stimoli sessuali in questo periodo aveva lo scopo di far nascere la prole nove mesi dopo e cioè in primavera e prima estate, periodo nel quale la disponibilità di cibo era superiore!

Ovviamente queste non sono le uniche motivazioni che spiegano le variazioni ormonali durante l’anno. Alla base di questi mutamenti esistono, infatti, dei meccanismi fisiologici ben più complessi!

Assistiamo quindi ad un risveglio della vita … MA CHE VITA?
Interrogarsi sulla bellezza della vita vuol dire soprattutto porre l’attenzione alla Qualità della nostra vita! Gli psicologi e tutti coloro che lavorando in questo settore devono sempre più rivolgere lo sguardo alla Qualità della vita dei pazienti, piuttosto che fermarsi alla semplice diagnosi psichica.

Si parla sempre più spesso della necessità di un’integrazione tra le diverse figure professionali che ruotano intorno alle psicopatologie: il medico (di base, psichiatra, pediatra,…) e lo psicologo-psicoterapeuta, forse proprio perché giunti alla consapevolezza della necessità di spostare la lente d’ingrandimento e il focus dell’attenzione dal semplice sintomo o “malattia”, al soggetto nella sua globalità, riappropriato e integrato con il suo mondo di emozioni, affetti, relazioni e legami. Questa integrazione consente, quando si realizza, un salto dalla mera descrizione della storia sintomatologia alla possibilità di una sua più autentica comprensione.

L’allargamento del campo visivo consentirebbe, infatti, di togliere l’etichetta di “paziente designato” al soggetto sofferente (bambino, adolescente, adulto che sia), includendo nell’area di valutazione del disagio, ad esempio il sistema famiglia in cui il soggetto è inserito, individuando quella rete di connessioni che possono incidere sul sintomo, e che una volta individuate, consentono di ricostruire un “contesto” che faccia da sfondo alla malattia e nel quale la malattia possa essere “compresa” più che descritta, favorendo, inoltre, l’utilizzo di nuove e più efficaci strategie di intervento. L’ampliamento del campo visivo dal sintomo, alle emozioni del paziente, alle relazioni familiari, consente di ricomporre il puzzle, che rappresenta “la vita” del soggetto acquisendone una visione d’insieme che reintegra in un tutto parti altrimenti
isolate.

Il primo cambiamento deve partire proprio dai nostri occhi, dal modo in cui vediamo il paziente, non più come organo malato da riparare, ma come persona che soffre per una malattia e che è inserito in un contesto più ampio, che ha un ruolo nel processo di amplificazione del disagio così come in quello di guarigione. Sensibilizzare gli operatori all’importanza della molteplicità dei punti di vista e ad assumere la cultura dell’interdisciplinarietà consentirebbe di limitare il rischio di cronicizzazione che i disagi psichici portano con sé, nonché di affrontare il tema della prevenzione in modo più completo.

Porsi nei confronti dei pazienti come “riparatori” di macchine guaste, significa concentrarsi sugli elementi difettosi sminuendo i pazienti e privandoli di ogni iniziativa, non prendendo in considerazione la loro complessità e le loro risorse. In questo modo il terapeuta non entrerà mai in un vero contatto con il paziente, perché troppo impegnato a “guidarlo” non ottenendo un reale cambiamento.

Solo attraverso l’esplorazione delle relazioni è possibile conoscere il “modello organizzatore” originario e specifico della coppia, famiglia o dell’individuo che vi fa parte, restituendo loro la dimensione di sistema complesso e al sintomo un valore e un significato nuovo.

SINTOMO COME OPPORTUNITA’ O IATTURA?
Purtroppo, ancora oggi capita, specialmente nei piccoli paesi, che i disturbi psichici siano ancora associati all’idea del Malocchio o della Fattura, e si vada alla ricerca di chi lo sappia togliere. Quando questi pazienti arrivano in terapia si aspettano che lo psicologo metta in atto una sorta di pensiero magico e che abbia il potere con un solo incontro di risolvere il problema.

Il “sintomo” nella nostra cultura è sempre stato inteso come qualcosa di negativo, ma ciò che non consideriamo è che spesso ciò che diventa Sintomo è in realtà “una modalità sicuramente “atipica” di comunicazione di un individuo, inserita in una situazione che non è abituata a comprenderlo”. (Cancrini)

“I sintomi quotidiani possono godere dunque di una rivalutazione se impariamo a reclamarne l’Utilità!” (Hillman).

Le crisi sono inevitabili e noi dobbiamo imparare ad accoglierle come un’opportunità di crescita e di approfondimento per diventare a poco a poco gli artefici del nostro destino. Ma ovviamente non è sempre semplice; le crisi possono essere accompagnate da rabbia e paura. A livello simbolico possiamo immaginare il sintomo come la spia accesa di una macchina, se manca la benzina tutta la macchina non si muove! Il sintomo è un campanello d’allarme che arriva a suggerire alla persona nella quale si manifesta che sta trascurando alcuni aspetti di Sé importanti, che hanno bisogno di riacquistare una Voce, e più che essere temuto deve essere considerato come un’opportunità evolutiva
importante. Per questo bisogna essere capaci anche di ammalarsi.

In questa nuova ottica anche il sintomo assume, dunque, un significato nuovo: inteso come “Comunicazione” e “Possibilità di Cambiamento”. “Guarire” significa, allora, darsi nuove norme di vita, non tornare allo stato di salute precedente. L’evoluzione non ha estinto la possibilità di ammalarsi proprio per questo: perché la malattia è utile, è il motore della crescita e dell’evoluzione della coscienza.

La vita è bella! ma sappiamo guardarla con gli occhi di chi sa riconoscere innanzi tutto la bellezza del proprio VALORE? Rinforzando, alimentando e coltivando le proprie RISORSE INDIVIDUALI, conoscenze, capacità, doti personali, che ciascuno di noi ha e che porta sempre con sé, come bagaglio di vita: Come? Cominciando a Ricreare l’alleanza con Sé riconoscendo le proprie potenzialità ed attitudini; creando e mantenendo un atteggiamento mentale costruttivo e propositivo, risvegliando l’entusiasmo e la vitalità per poi manifestarli nei vari ambienti di relazione. Insomma sentirsi protagonisti della propria vita e parte attiva del cambiamento.

Spesso con la psicoterapia ci troviamo a lavorare con lo scopo di “sviluppare quel poeta, pittore, musicista, che spesso all’insaputa dello stesso paziente, è muto in lui”. (Ferro).

Oltre l’intervento psicoterapico, non possiamo dimenticare tra le risorse importanti di cui tutti noi disponiamo: la rete familiare e sociale. Questa diventa un aiuto fondamentale di cui avvalersi nei momenti di difficoltà, così come una risorsa nei momenti di gioia, perché la condivisione è ciò che da conferma e colore alle nostre emozioni e ai nostri vissuti. Anche chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, diventa un DIRITTO/DOVERE, che ognuno di noi ha nei confronti di se stesso. Come esseri umani siamo spinti a connetterci con gli altri. Siamo creature sociali e abbiamo bisogno di questa connessione. Non possiamo pensare di escludere, nell’ottica del miglioramento della qualità della
vita, le interazioni con le persone che ruotano intorno a noi, e che hanno un ruolo importante nella definizione del nostro benessere.

Per svilupparci in maniera sana e per creare relazioni sane dobbiamo imparare a possedere caratteristiche come onestà, rispetto, empatia, altruismo, compassione, fiducia e a diventare persone etiche.

“A volte, (per ritrovare l’Armonia), occorre passare attraverso la guarigione di aspetti del passato, il perdono e il lavoro sulle emozioni tossiche, come la vergogna e il senso di colpa.

A volte per trovare o ritrovare la pace interiore abbiamo bisogno di lasciare andare degli attaccamenti al passato.” (Thierry Janssen)

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

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