INCONTRI A TEMA VI EDIZIONE Martedì 26 marzo 2013 ore 16.30

Dr.ssa Noemi Angelosanto – medico chirurgo specialista in Ematologia

ABSTRACT DELLA CONFERENZA

Il sangue è un tessuto fluido e come gli altri tessuti del nostro organismo, ha delle caratteristiche proprie che lo rendono unico per ogni individuo. Si tratta di una sorta di carta di identità, o se vogliamo di un’impronta digitale; protagoniste di questa identità sono una serie di molecole, geneticamente determinate, espresse sulla superficie dei globuli rossi, i gruppi sanguigni.

I globuli rossi, detti anche eritrociti o emazie, sono l’elemento corpuscolare quantitativamente più rappresentato nel sangue: un mm3 di sangue ne contiene circa cinque milioni nell’uomo e circa quattro milioni e mezzo nella donna. La loro forma è paragonabile a una lente biconcava, schiacciata al centro, la misura è di circa 7,5 micron di diametro. Nonostante la somiglianza morfologica, esiste una diversità relativamente alla presenza/assenza di molecole superficiali geneticamente determinate, tale per cui non esistono nella storia due individui con identici globuli rossi. Relativamente ai gruppi più frequenti esistono circa 1,6×106 combinazioni antigeniche possibili.

I composti chimici, di cui parliamo sono rilevabili in laboratorio con test di aggregazione dei globuli rossi, reazione dovuta alla capacità di tali molecole di essere riconosciute da anticorpi specifici; questi ultimi fungono da ponte da un globulo rosso e l’altro determinandone aggregazione più o meno evidente. Dunque le molecole che costituiscono un gruppo sanguigno, chi più chi meno a seconda del gruppo, sono immunogene, cioè in grado di evocare una risposta immune, per questo vengono definite ANTIGENI, un po’ come un agente patogeno, una cellula tumorale, cioè un qualcosa di estraneo da eliminare. Un individuo al momento del concepimento, riceve, tra le tante altre informazioni trasmesse ereditariamente dai genitori, anche quelle responsabili dell’appartenenza ad un particolare gruppo sanguigno, che resta invariato per tutta la vita.

L’appartenenza ad un gruppo è la risultante della combinazione dei geni responsabili, presenti in particolari strutture dei cromosomi materni e paterni, ereditati al momento della fecondazione. Questa suddivisione impone ben precise regole da rispettare al momento di una trasfusione. La trasfusione del sangue da una persona ad un’altra, infatti, ha fatto accertare che fra il sangue del donatore e quello di colui che lo riceve, può esistere compatibilità o incompatibilità, quest’ultima dovuta alla proprietà posseduta dal siero di taluni individui di agglutinare (cioè di fare riunire in ammassi di differente grandezza) e di emolizzare (cioè di dissolvere) i globuli rossi di determinati altri individui, dando luogo a conseguenze talora mortali. L’agglutinazione dei globuli rossi da parte di un dato siero è condizionata dalla presenza, nei globuli rossi, di agglutinogeni, sostanze che possono essere agglutinabili e dall’esistenza nel siero di sostanze agglutinanti, dette agglutinine o anticorpi specifici, specifiche rispetto agli agglutinogeni medesimi. Vale a dire che esiste un’agglutinina per ogni tipo di agglutinogeno.

Il più importante sistema gruppo-ematico è l’ABO, non a caso il primo ad essere stato identificato, perché il mancato rispetto di compatibilità tra donatore e ricevente , inerentemente al gruppo ABO, comporta inevitabilmente aggregazione dei globuli rossi del ricevente ed emolisi grave. Il primo ad accorgersi che le reazioni trasfusionali mortali erano attribuibili all’incompatibilità ABO è stato il medico viennese Karl Landsteiner.

Egli, mescolando siero e globuli rossi di 6 colleghi, dimostrò che il proprio siero non agglutinava i propri globuli rossi, ma agglutinava i globuli rossi del collega. Dai vari incroci dedusse che sulla superficie dei globuli rossi vi erano antigeni a specificità diversa che identificò come A, B, oppure nessuno dei due, quindi O (OHNE= nessuno). Nel siero di un individuo con un determinante antigenico A (agglutinogeno A) sono naturalmente presenti anticorpi (agglutinine) diretti contro l’agglutinogeno mancante, cioè il B, e viceversa.

I globuli rossi con agglutinogeno A sono agglutinati dal siero contenente agglutinina anti-A; i globuli rossi con agglutinogeno B sono agglutinati dal siero contenente agglutinina anti-B. Da ciò l’incompatibilità dei globuli rossi A col siero anti-A e quella dei globuli rossi B col siero anti-B. Successivamente si scoprì che oltre ad individui con globuli rossi aventi il solo agglutinogeno A,o il solo agglutinogeno B, o nessuno dei due, esistono anche individui i cui globuli rossi presentano entrambi gli agglutinogeni (AB) e nel loro siero non hanno né anti-A, né anti-B. REGOLA FONDAMENTALE per il sistema ABO è che non può esserci coesistenza nello stesso sangue fra agglutinine e agglutinogeni
corrispondenti, questo è il motivo delle reazioni emolitiche gravi in caso di incompatibilità ABO. Poiché esiste l’enzima che produce sostanza A può lavorare con diversa velocità, possiamo avere 2 sottotipi di gruppi A: A1, che esprimono tante molecole A sul globulo rosso e A2, che esprimono un minor numero di siti antigenici A. Vi sono dunque 6 gruppi principali: 0, A1,A2 B, A1B,A2B

Gruppo 0, caratterizzato dall’assenza di agglutinogeni A e B nei globuli rossi e dalla presenza delle due agglutinine anti-A e anti-B nel siero è ottimo donatore perché i suoi globuli rossi, privi di agglutinogeni, non si lasciano agglutinare né sciogliere da alcun siero e, quindi, si possono trasfondere in qualsiasi individuo senza pericolo. Può ricevere sangue solo da individui dello stesso gruppo, perché contiene entrambe le agglutinine che provocherebbero l’agglutinazione o l’emolisi dei globuli rossi ricevuti.

Gruppo A, caratterizzato dalla presenza di agglutinogeno A nei globuli rossi e di agglutinina anti-B nel siero. I globuli rossi degli individui di questo gruppo sanguigno, contenendo l’agglutinogeno A, vengono agglutinati dal siero di individui del gruppo 0 (in cui si trovano entrambe le agglutinine) e del gruppo B (in cui si trova l’agglutinina anti-A). Possono, quindi, essere trasfusi in individui dello stesso gruppo sanguigno o del gruppo sanguigno AB, il cui siero non contiene agglutinine. Gli individui del gruppo A possono ricevere sangue da individui di gruppo A e gruppo 0.

Gli individui del gruppo B possono ricevere sangue da individui di gruppo B. globuli rossi degli individui di questo gruppo sanguigno, contenendo l’agglutinogeno A, vengono agglutinati dal siero di individui del gruppo 0 (in cui si trovano entrambe le agglutinine) e del gruppo A (in cui si trova l’agglutinina anti-B). Possono, quindi, essere trasfusi in individui dello stesso gruppo sanguigno o del gruppo sanguigno AB, il cui siero non contiene agglutinine. Possono ricevere da gruppo B o 0.

Gruppo AB, caratterizzato dalla presenza di entrambi gli agglutinogeni nei globuli rossi e di nessuna agglutinina nel siero. Gli individui di questo gruppo sanguigno possono donare il sangue solo ad individui appartenenti allo stesso gruppo; possono riceverlo da qualsiasi gruppo, perché il loro siero, privo di agglutinine, non agglutina né emolizza i globuli rossi degli altri tre gruppi
sanguigni.
Oltre al sistema AB0, vi sono altri sistemi (Kell, Duffy, Kidd, MNSs, P, Lutheran, Xg, Lewis, ecc) più rari, per cui è buona norma, prima di procedere alla trasfusione, effettuare le prove crociate, mettendo a contatto in una provetta una goccia di siero del ricevente con una di sangue del donatore. Se non avviene alcuna reazione di agglutinazione, si potrà procedere con tutta tranquillità alla trasfusione.

Fattore Rh

Sulla superficie del globulo rosso può essere presente un’altra sostanza agglutinante, il fattore Rh, detto così perché individuato la prima volta nella scimmia Macacus Rhesus. Da qui il nome Rh. A seconda della sua presenza o meno, gli individui sono divisi in Rh positivi (l’85% della popolazione) e Rh negativi (il restante 15%). Anche il fattore Rh è ereditario e non varia mai nel corso della vita. La conoscenza di questo fattore riveste un’enorme importanza non solo nella pratica trasfusionale, ma anche nel corso della gravidanza. La trasfusione di sangue Rh+ in un individuo Rh-, infatti, provoca nel siero sanguigno di questo individuo la formazione di anticorpi (agglutinine anti-Rh),
capaci di agglutinare i globuli rossi Rh+, tali anticorpi, a differenza di quelli del sistema ABO, non sono presenti naturalmente nel siero di un individuo Rh-, ma vengono prodotti in seguito a stimolazione, dunque sono detti IMMUNI.
L’immunizzazione può avvenire in due casi

  • 1° caso: la trasfusione di sangue Rh+ in un soggetto Rh- determina la formazione di anticorpi anti-Rh che, nelle successive trasfusioni Rh+, determinano agglutinazione dei globuli rossi del donatore.
  • 2° caso: durante la gravidanza, quando i globuli rossi di un feto Rh+ passano nel sangue di una madre Rh-, provocando la formazione di agglutinine anti-Rh. Se i globuli rossi del bambino passano nel sangue materno (ad esempio durante il parto), il sistema immunitario della madre produrrà degli anticorpi anti Rh. In occasione di una seconda gravidanza, se il nuovo bambino è di nuovo Rh+, i suoi globuli rossi potranno essere attaccati dagli anticorpi della madre. Oggi, però, con la profilassi desensibilizzante (somministrazione di anticorpi anti-Rh subito dopo una gravidanza) la malattia emolitica del neonato è stata sconfitta.

Da ciò che è stato detto risulta che, in caso di trasfusione, è indispensabile conoscere non solo qual è il gruppo ABO ma anche se si è Rh+ o Rh-. Sebbene il sistema Rh sia un complesso gruppo di antigeni (circa29), il più immunogeno di essi, e quindi quello che va considerato nella pratica trasfusionale è l’antigene D. In laboratorio la positività all’anti D determina RH positività, l’assenza Rh negatività.

Dal 1901, epoca della scoperta deli antigeni ABO, ad oggi, sono stati individuati circa 600 antigeni eritrocitari, raggruppabili in 30 sistemi gruppo-ematici, non di tutti è stata chiarita la modalità di trasmisssione, la funzione, ecc. Alcuni, per la modalità di trasmissione, sono importanti nei test di paternità(sistema MN). In clinica assumono rilevanza, oltre all’ABO e all’Rh, quegli antigeni in grado di evocare con maggiore frequenza una risposta immune, cioè i più immunogeni, (Kell, Kidd, Duffy, MNSs). Nei soggetti politrasfusi e nelle donne che vivono una gravidanza successiva a una precedente immunizzazione (anche mediante precedente amniocentesi, funicolocentesi, aborto, vaccinazione), tali anticorpi, essendo IMMUNI, con optimum termico a 37 ° C, temperatura corporea, determinano agglutinazione delle emazie del ricevente o del feto (in caso di gravidanza), con conseguenze cliniche gravi.

SCHEDA RELATORE

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

( photos)
1 Gennaio 1970

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