INCONTRI A TEMA VI EDIZIONE Martedì 26 febbraio 2013 ore 16.30
Dr. Silvio Savastano – primario Ospedale “F. Spaziani” Frosinone
Dr.ssa Maria Cristina Savastano – oculista, dottore di ricerca Università Cattolica “Sacro Cuore” Policlinico “A. Gemelli” Roma
ABSTRACT DELLA CONFERENZA:
La visita oculistica è un’indagine della struttura e funzione dell’occhio e dei suoi annessi. Essa varia molto nella sua tecnica di attuazione ed è strettamente dipendente dall’età del paziente e dal grado di collaborazione.
La prima visita oculistica, per un bambino che non ha subito particolari problemi alla nascita e con un iter di gravidanza materna nella norma, è consigliata a 2 anni d’età. L’importanza di tale visita è motivata dalla ricerca di eventuali anomalie anatomiche o alterazione della motilità oculare e della trasparenza dei mezzi diottrici (cornea e cristallino), che, se riconosciuti in tempo e trattati adeguatamente, non creano deficit gravi nel futuro oftalmologico del bambino.
A tale età si deve valutare il movimento coordinato e sincrono dei bulbi oculari. Una sua alterazione può essere il primo campanello d’allarme di una differente percezione della visione tra i due occhi. Altra indagine da effettuare sono i riflessi corneali dopo aver proiettato uno stimolo luminoso; questa osservazione è importante per svelare eventuali strabismi. Bisogna stare sempre attenti a non essere ingannati dall’epicanto che a volte può essere marcato e simulare uno strabismo.
L’epicanto è una piega cutaneo-palpebrale sita sul bordo nasale dell’apertura palpebrale che può nascondere l’occhio in alcune posizioni estreme di sguardo, facendo pensare ad uno strabismo. Per accertarsi della trasparenza dei mezzi diottrici è necessario il rilevamento del “riflesso rosso del fondo oculare”.
Nell’età prescolare l’indagine oculistica si basa molto sull’ausilio dei colliri che inducono il blocco dell’accomodazione. Questo è utile per svelare disturbi di vista mascherati dalla tenace azione dei muscoli intrinseci nel bambino. Quando il bambino riesce a comunicare e leggere l’esame oculistico diviene molto simile a quello dell’adulto.
Una visita oculistica è costituita da una serie di test effettuati dall’oculista per valutare le condizioni di salute degli occhi e misurare l’acutezza visiva di una persona, ossia la capacità di mettere a fuoco e distinguere gli oggetti. A prescindere dai sintomi soggettivi, è raccomandabile eseguire dei controlli oculistici periodici ed approfonditi di routine, anche in considerazione del fatto che molte malattie oculari sono asintomatiche.
Con le visite oculistiche si possono rilevare malattie degli occhi, potenzialmente curabili, che possono portare alla perdita della vista, ma si possono anche rilevare manifestazioni oculari di malattie sistemiche.
Generalmente, la visita oculistica di base si svolge prima con un esame esterno degli occhi, poi vengono eseguiti dei test specifici per l’acutezza visiva, la funzionalità pupillare, la motilità dei muscoli esterni dell’occhio, la misurazione della pressione interna degli occhi (tonometria) e, infine, l’esame del fondo oculare.
L’esame esterno degli occhi consiste nell’ispezione delle palpebre, dei tessuti circostanti e dello spazio interpalpebrale, occupato dal bulbo oculare. Può anche essere eseguita la palpazione del margine orbitario, se la condizione clinica del paziente lo richiede. Le congiuntive e la sclera possono essere ispezionate invitando il paziente a guardare in alto ed in basso, utilizzando una fonte di luce intensa ed un biomicroscopio per l’osservazione dei dettagli.
L’esame per la funzionalità pupillare comprende l’osservazione delle pupille in base alle dimensioni (una differenza di grandezza fra le pupille fino ad un millimetro può essere normale), alla forma (che deve essere regolare) e alla reattività alla luce (riflessi fotomotori).
La motilità oculare deve essere testata soprattutto nei bambini e, in genere, quando i pazienti si lamentano di visione doppia o se l’oculista sospetta malattie neurologiche. In primo luogo, il medico deve valutare visivamente gli occhi per le deviazioni che potrebbero dipendere da disfunzioni dei muscoli extraoculari o da paralisi dei nervi cranici che innervano i muscoli extraoculari.
La motilità oculare viene valutata al fine di valutare la funzionalità dei muscoli estrinseci.
La pressione intraoculare (o tono oculare) può essere misurata con dispositivi, definiti tonometri, progettati per misurare la pressione all’interno dell’occhio determinata dai liquidi presenti all’interno dell’occhio. La pressione oculare elevata, pressocché asintomatica, se presente in maniera cronica può determinare danni irreversibili al nervo ottico (glaucoma).
L’esame oftalmoscopico (o esame del fundus, o esame del fondo oculare) consiste nell’osservazione ingrandita delle strutture interne dell’occhio. L’oftalmoscopia permette di guardare direttamente la retina e altri tessuti nella parte posteriore dell’occhio.
Alcune patologie riguardano soprattutto determinate fasce di età. Ad esempio la cataratta è presente in una fase di età avanzata anche se talvolta può essere riscontrata anche in età precoce specie negli occhi miopi elevati o nei diabetici.
Sebbene non esistano delle “linee guida” su quando eseguire con precisione le visite oculistiche di controllo, lo specialista suggerisce un controllo oftalmologico annuale o al massimo ogni 2 anni nel caso in cui non siano presenti particolari disturbi oculari.
Questi controlli sono utili per lo screening delle patologie specifiche oculari ma anche di patologie sistemiche.
Il fine della valutazione oftalmologica periodica è la prevenzione che resta sempre la migliore arma per ridurre al minimo lo sviluppo di patologie oculari avanzate.
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1 Gennaio 1970
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