INCONTRI A TEMA VI EDIZIONE Martedì 5 febbraio 2013 ore 16.30

Dr. Ugo Socci – Chirurgo generale

ABSTRACT DELLA CONFERENZA:

La chirurgia laparoscopica si afferma come tecnica chirurgica mininvasiva all’inizio degli anni ’90. Sin dagli anni 60, tuttavia, in Europa, e in particolare a Parigi, si eseguono indagini gastroscopiche e presto laparoscopiche con l’uso del laparoscopio di Foures e Caroli. Con tali laparoscopi era possibile eseguire accertamenti diagnostici come biopsie (prevalentemente epatiche) o lo studio preoperatorio nella chirurgia digestiva d’urgenza.

In Italia la chirurgia laparoscopica viene presentata al Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia (SIC) nel 1990, ad opera del professor Mouret, che esegue l’asportazione chirurgica della colecisti con tale metodica. L’intervento suscitò molto scalpore; in tanti criticarono la metodica, ma molti intuirono l’importanza e lo sviluppo che la laparoscopia avrebbe avuto.

A distanza di circa 23 anni, la chirurgia laparoscopica ha acquisito una enorme penetrazione nell’ambito della chirurgia generale, anche grazie al perfezionamento dello strumentario chirurgico ad essa dedicato e, non ultimo, grazie all’utilizzo del robot.

Tutti gli interventi laparoscopici prevedono l’uso di una serie di apparecchiature in grado di creare le condizioni indispensabili per l’esecuzione di un intervento chirurgico.

In primo luogo, occorre creare all’interno dell’addome lo spazio necessario per potersi muovere agevolmente con gli strumenti dedicati. Serve, pertanto, una fonte di CO2 che viene introdotta nella cavità addominale attraverso un tubo di gomma collegato con un ago (ago di Verres) che attraversa la parete addominale. Quando l’addome è ben disteso, vengono introdotte delle cannule (3-4 o più) munite di valvole per mantenere costante la pressione del gas intraddominale, che consentono il passaggio in primo luogo di un’ottica e anche di strumenti da presa, per la coagulazione o per il taglio. L’ottica trasmette l’immagine del “campo operatorio” in un monitor, e guardando nel monitor, il chirurgo e l’aiuto possono eseguire le manovre necessarie.

L’intervento che si esegue è sostanzialmente lo stesso intervento consolidato ormai dall’uso nella tecnica aperta. Si intuisce, quindi, la caratteristica primaria della chirurgia laparoscopica che è la mininvasività. I vantaggi che ne derivano sono molti e molto importanti. Essi sono la rapida ripresa post-operatoria, la riduzione notevole delle complicanze delle laparotomie, cioè l’infezione della ferita chirurgica e l’insorgenza di laparoceli, la riduzione della degenza ospedaliera, la precoce ripresa dell’attività lavorativa, il miglior risultato estetico e, per tutto ciò, il minor costo della spesa sanitaria.

Dal suo esordio sino ad oggi, la chirurgia laparoscopica ha notevolmente perfezionato le sue performance grazie al costante miglioramento dello strumentario dedicato, delle apparecchiature ottiche e anche attraverso l’introduzione di metodiche di coagulazione e taglio mediante ultrasuoni e radiofrequenza; le complicanze evidenziate all’inizio dell’esperienza, come enfisema sottocutaneo, ematoma parietale, emorragia ed altre, sono oggi eventi del tutto eccezionali.

Si è appena accennato all’utilizzo del robot che, ormai entrato di diritto nella chirurgia laparoscopica, si è largamente diffuso in tutta Europa e anche in Italia; va tuttavia precisato che il robot non ha una propria autonomia nel gestire l’intervento, bensì è manovrato comunque dal chirurgo che ne utilizza la capacità di movimento a 360 gradi dei terminali sui quali vanno inseriti gli strumenti chirurgici.

 SCHEDA RELATORE

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

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1 Gennaio 1970

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