INCONTRI A TEMA VI EDIZIONE Martedì 29 gennaio 2013 ore 16.30

Dr. Pasquale Tamburrino – Ortopedico, responsabile ambulatorio ortopedia ASL distretto D 

ABSTRACT DELLA CONFERENZA:

l progressivo invecchiamento della popolazione rende sempre più importanti le problematiche connesse alla gestione e al trattamento dell’osteoporosi. Tale malattia con tutte le sue possibili gravi complicanze, può avere un ruolo sfavorevole sulla qualità e durata della vita.

L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della micro-architettura dell’osso con conseguente compromissione della sua resistenza. L’osteoporosi non dà segni o sintomi fino al momento della frattura, per questo si parla di “epidemia silenziosa “. Questo espone l’individuo a un maggior rischio di fratture le cui conseguenze mediche e sociali fanno dell’osteoporosi un problema di salute pubblica molto serio.

Studi epidemiologici recenti parlano di una frattura da osteoporosi ogni tre secondi. All’età di 50 anni, una donna su tre e un uomo su cinque rischia di soffrire di osteoporosi negli anni a venire. Per le donne, tale rischio è superiore a quello di tumore mammario, ovarico e uterino combinati insieme. Per gli uomini, il rischio è più elevato rispetto a quello di cancro della prostata.

In Italia si registrano oltre 94.000 ricoveri l’anno per fratture di femore nella sola popolazione over 65 anni e il 78% di questi interessano la popolazione femminile. Le fratture legate all’età hanno un notevole impatto sulla mortalità.

L’osteoporosi colpisce lo scheletro in toto, tuttavia le sedi più frequenti di frattura sono le vertebre, il polso e il femore. Le fratture di femore sono le più gravi, revisioni recenti parlano di mortalità ad un anno che si avvicina al 30%, questo è un dato allarmante di cui non conosciamo esattamente tutte le caratteristiche in quanto buona parte dei pazienti che sopravvivono devo essere trasferiti in strutture assistenziali mentre solo una su quattro recupera una mobilità precedente la frattura.

Evitare la prima frattura è importante perché questa rappresenta l’inizio della fase clinicamente evidente dell’osteoporosi e quindi seguita in modo rapidamente ingravescente da altre fratture. Come dimostrato da studi epidemiologici, dopo una prima frattura vertebrale il soggetto va incontro a nuove fratture vertebrali più frequentemente dei soggetti non fratturati. I motivi per cui questo si realizza sono il superamento di una soglia di resistenza, variabile ma “critica” per un determinato individuo, correlata alla diminuzione della BMD e ad alterazioni della micro-architettura ossea, alla ridotta mobilità e all’immobilizzazione che fa seguito al dolore conseguente all’evento fratturativo che induce a sua volta una ulteriore diminuzione della massa ossea vertebrale; all’alterata distribuzione del carico sui corpi vertebrali, per cui vertebre già meno resistenti vengono sottoposte ad un eccesso di stress meccanico per l’insufficienza delle vertebre contigue.

Le fratture vertebrali dopo i 50 anni aumentano progressivamente mentre rimane piuttosto stabile l’incidenza delle fratture di polso. Tuttavia, poiché è noto dalla letteratura che solo una frattura vertebrale su tre assume rilevanza clinica è probabile che l’incidenza di queste fratture sia ben tre volte superiore. L’osteoporosi deve quindi essere considerata come una patologia che riduce significativamente la sopravvivenza.

Tuttavia alcune evidenze osservazionali indicano che l’osteoporosi è un problema poco percepito. Gehlbach e coll. riesaminando la documentazione relativa al ricovero in ospedale di 934 donne con età superiore ai 60 anni hanno evidenziato che su 132 fratture vertebrali individuabili soltanto il 50% era stato identificato e riportato nel referto radiologico, solo il 15% era stato successivamente annotato nella cartella clinica e che infine solo il 20% era stato sottoposto a terapia per l’osteoporosi. Di conseguenza solo un soggetto su cinque era stato adeguatamente trattato. Riconoscere una frattura vertebrale sulla base dei soli elementi clinici è difficile. I segni clinici ed i sintomi relativi ad una frattura vertebrale a volte sono sfumati o del tutto aspecifici, il che spiega bene le difficoltà nello studio. Dovrebbero indirizzare il
medico verso una diagnosi di sospetta frattura vertebrale l’insorgenza acuta di un dolore localizzato al rachide, specialmente alla giunzione dorso-lombare, con scarsa o assente irradiazione agli arti inferiori, una progressiva perdita di altezza e l’anamnesi di precedenti fratture non vertebrali. La conferma radiologica delle fratture è fondamentale per la diagnosi, compresa la diagnosi differenziale, tuttavia l’esame radiografico standard non sempre rileva con chiarezza la presenza di una frattura. A tale scopo Genant ha proposto di utilizzare la morfometria, metodica quantitativa che misura l’altezza anteriore, posteriore e media della vertebra. Se una delle tre misure risulta del 15% o di 4 mm inferiore a quella delle vertebre adiacenti, allora la frattura vertebrale è morfometricamente confermata.

Negli ultimi anni si sono sviluppate nuove tecniche diagnostiche atte a misurare la densità dell’osso: la Mineralometria Ossea Computerizzata
chiamata anche M.O.C. Grazie a questa oggi è possibile quantificare la massa ossea ed individuare eventuali riduzioni della sua densità, anche di modesta entità, che si siano verificate nel tempo. Quest’esame si può eseguire a livello dell’avambraccio, della colonna vertebrale lombare e del femore o dell’intero scheletro. E’ indispensabile utilizzare tutti i mezzi a disposizione per ottenere una diagnosi precoce di questa malattia per poter iniziare in tempo utile un’efficace prevenzione e, se necessario, anche la terapia. Nel corso degli ultimi anni si sono studiate alcune misure che aiutano a ridurre il rischio di sviluppo dell’osteoporosi. Tali misure dovrebbero essere adottate durante tutta la vita al fine di giungere all’età critica con una massa ossea maggiore e quindi più resistente ai processi di demineralizzazione. Alcune misure preventive
generali sono un’attività fisica adeguata, una dieta equilibrata e l’abolizione di fumo e alcool.

Oltre alle misure preventive che devono essere sempre seguite, esistono oggi terapie farmacologiche che possono variate da paziente a paziente e per questo devono essere sempre seguite in centri specializzati. Si tratta di cure prolungate, che devono essere seguite dal paziente scrupolosamente e il risultato delle quali deve essere verificato periodicamente con un esame mineralometrico. L’osteoporosi non è un destino inevitabile, conoscerla aiuta a prevenirla e a combatterla.

SCHEDA RELATORE

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

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