INCONTRI A TEMA VI EDIZIONE Martedì 27 novembre 2012 ore 16.30

Dr. Gianni Aricò – Biologo, già dirigente sanitario Ospedale “S. Scolastica” di Cassino

ABSTRACT DELLA CONFERENZA:

La disponibilità di tecnologie analitiche, con tempi-referto sempre più brevi, ha causato un incremento ingiustificato delle richieste di analisi di Laboratorio. Un aumento di spesa, spesso senza nessun beneficio reale per la salute del cittadino. In tal modo, il Laboratorio Analisi talora fornisce solo numeri, quasi fossero prodotti, e non informazioni cliniche davvero utili. Ci si chiede allora: quanti risultati di analisi diventeranno informazioni cliniche realmente efficaci? Quanti addetti dei Laboratori non si sentiranno frustrati nel sapere quale sarà il destino
del loro lavoro?

Le analisi possono essere suddivise in quattro grosse tipologie: Utili o appropriate, obsolete, usate male, inutili o inappropriate.

La determinazione ad esempio dell’urea plasmatica a fini di controllo generico, screening, analisi pre- e post- operatorio e di pronto soccorso risulta inutile, ad esempio, secondo la Regione Piemonte e non solo, la richiesta “protocollare“ e “routinaria“ del test è un evidente abuso. Con i livelli attuali di sensibilità del TSH, la richiesta contemporanea di FT3 e FT4 diventa inutile ai fini diagnostici di prima istanza. La letteratura scientifica ha ormai acclarato che per lo screening della funzionalità tiroidea è sufficiente il dosaggio del TSH. Ulteriori dosaggi, Tiroxina libera (FT4) ed eventualmente Triiodotironina libera (FT3), verranno eseguiti in modo automatico (TSH Reflex), solo nel caso in cui il risultato del TSH sia patologico o al massimo, vicino ai valori limite.

In questa fase diventa centrale la figura del medico, investito da tutta una serie di incombenze: sceglie le analisi di laboratorio, sceglie la diagnostica per immagini, sceglie la diagnostica strumentale, prescrive i farmaci decide il ricovero in ospedale ( Cartabellotta, Montalto, Notarbartolo). Tra l’altro oggi il medico sta diventando un gestore di risorse che deve tener conto per di più delle ricadute economiche delle sue scelte. Tali nuovi compiti, di cui i medici non hanno ancora padronanza totale, fanno temere che una restrizione delle risorse possa indurre anche una se pur inconscia modifica nell’ approccio e nella gestione
del paziente.

I dati della letteratura qualificata attestano che percentuali rilevanti di analisi di Laboratorio, (dal 20 al 40%) vengono richieste senza motivo o senza alcuna utilità per il paziente. Una considerevole quantità delle richieste di analisi cliniche, addirittura non riporta né il quesito diagnostico, né la motivazione clinica. La parola d’ordine è:

APPROPRIATEZZA

Il grado con cui una procedura diagnostica o un esame è efficace, mirato, non eccessivo, adeguato in senso quantitativo, fornito in regime di ricovero o ambulatorialmente, per rispondere ai bisogni del paziente secondo il College of American Pathologist.

Non sempre un aumento del numero di analisi comporta una maggiore probabilità di arrivare a una diagnosi corretta. Un clinico fiorentino, definì affetti dalla “sindrome di Ulisse” i medici che facevano un ricorso eccessivo alle indagini strumentali e di laboratorio per giungere a una diagnosi, perché, al pari dell’eroe omerico, peregrinavano senza meta tra le isole del Mediterraneo prima di giungere a Itaca.

Lo screening (volgarmente check-up, orribile locuzione!), prevede l’utilizzo di numerosi esami di routine e si è, a poco a poco identificato e confuso con il casefinding, ossia col tentativo di far emergere una patologia asintomatica, o un dato patologico nascosto, talora come esito dell’esecuzione di un numero di analisi molto esteso. Per giunta, di recente, sono stati bocciati i check up di routine “Molto spesso non sono utili” secondo una ricerca del Nordic Cochrane Centre in Danimarca, pubblicata sul British journal of medicine. I dati si basano su 14 esperimenti che hanno coinvolto 180.000 persone.

Un grande studioso della materia Lundberg ha individuato le motivazioni sull’abuso dei tests diagnostici:
Richieste di analisi influenzate dall’interesse dell’industria per la conquista di consistenti spazi di mercato, poca conoscenza da parte del medico delle specifiche dei test (sensibilità, specificità, valore predittivo, costi), a causa di una formazione universitaria e di un aggiornamento professionale non ancora adeguati, insicurezza per il fatto che i dati clinici generano spesso ipotesi diagnostiche più efficaci dei tests diagnostici stessi, eccesso di prudenza per tutelarsi dal punto di vista medico-legale.(Medicina difensiva), insistenza del paziente e docilità del medico ad assecondarne le richieste, quasi sempre conseguenti all’informazione troppo poco scientifica dei mass-media., che spesso degenera nell’autoprescrizione, mancata rigorosa valutazione dei tests prima di una loro diffusione su larga scala.

Nonostante l’emanazione da parte di Regioni e Stato centrale di valide Linee Guida e di suggerimenti legislativi il problema degli sprechi rimane inflessibilmente presenti, una speranza si profila all’orizzonte con l’utilizzo di programmi di gestione complessi ma asettici che hanno la possibilità di controllo sull’inappropriatezza prescrittiva. Un caso per tutti concentrandosi su pochi parametri in un Laboratorio italiano si è riuscito in una fase sperimentale ad evitare 270.000 test inutili con un risparmio di 190.000 euro. Che cosa aggiungere? Speriamo…

SCHEDA RELATORE

( photos)
1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

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1 Gennaio 1970

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