INCONTRI A TEMA III EDIZIONE Martedì 27 aprile 2010 – ore 16,30
Prof. Giovanni De Vita – antropologo, presidente corso di laurea “Servizi Sociali” Università di Cassino
ABSTRACT DELLA CONFERENZA:
Per illustrare l’ambito all’interno del quale si tenterà di sviluppare il tema L’uomo e la medicina, oggetto dell’incontro, è forse utile partire dal sottotitolo, un rapporto controverso, per sottolineare la problematicità, la complessità e la complementarità dei piani interessati dalle questioni. Tali questioni, infatti, se assunte in relazioni significative di reciprocità evidenziano alcune tracce che, in antropologia, connotano la dimensione della disciplina e richiamano, in prima battuta, la dinamica culturale definibile da alcune coppie dicotomiche quali tradizione/innovazione, continuità/mutamento, incontro/scontro.
Va allora precisato che l’approccio bio-medico contemporaneo non può essere immaginato come assoluto, univoco e totalizzante, come se la potenza dei nuovi saperi e la invadenza delle correlate moderne tecnologie garantiscano la risoluzione di qualunque stato di malattia e il superamento di tutti i malesseri di matrice fisica. Il rapporto uomo/medicina, quando legato in forme decisive ad un impianto di tipo organicistico, ad «una specie di officina di riparazione e di ricambio di organi», mostra delicati punti di tensione e di rottura, tra i quali la fragilità del dialogo medico-paziente e la mancata conoscenza del contesto culturale nel quale il malato vive rappresentano solo i vertici più stridenti.
Potrebbe allora essere utile allargare lo sguardo ed osservare come, all’interno della storia delle tradizioni popolari, le scelte dei primi demologi italiani –in parte medici di professione e in servizio– fossero legate alla necessità di accreditare i sistemi tradizionali di cura solo alla luce dei parametri della scienza ufficiale. Così ad esempio l’efficacia delle piante, tanto diffusamente utilizzate nella farmacopea popolare, veniva misurata esclusivamente attraverso riscontri di tipo biologico. Senza dire che le mancata osservazioni degli effetti terapeutici più generali, ricadenti nelle articolate dimensioni socio-culturali delle differenti appartenenze, hanno contribuito a radicalizzare le posizioni ‘razionalistiche’ della medicina, e a bollare come superstiziose non solo le credenze popolari ma anche la medicina antica e le scienze dei tanti passati.
Seguendo un percorso, all’interno del quale il focus non sia costituito tanto dalla relazione tra la salute e la malattia, quanto piuttosto dal vincolo stringente tra il benessere e il malessere, si possono toccare e coordinare più livelli di indagine da quello somatico a quello biologico, da quello psichico a quello emotivo. Ed attraverso un organico sistema di comparazione è possibile coniugare il linguaggio scientifico della medicina con il linguaggio culturale dell’antropologia per ribadire la necessità di un incontro significativo tra discipline differenti, che invece potrebbero considerarsi vicine se non proprio affini.
( photos)
1 Gennaio 1970
![]() | ![]() | ![]() |
Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here