INCONTRI A TEMA III EDIZIONE Martedì 9 marzo 2010 – ore 16,30
Prof. Roberto Di Giorgio – professore associato Università La Sapienza Roma
ABSTRACT DELLA CONFERENZA:
I dolori cervicali rappresentano un sintomo di frequentissimo riscontro nella popolazione. Essi spesso vengono considerati dalle persone che ne soffrono come un aspetto da sopportare, come un segno dell’età con cui convivere, non degno di un approfondimento diagnostico. Ciò è solo parzialmente vero. Inoltre tale sintomo risulta sovente associato ad un altro aspetto ancora più frequente, il mal di testa o cefalea che anche essa viene sottovalutata come i dolori cervicali.
Estremizzando l’argomento il problema si potrebbe riassumerne nel concetto presente in ambito medico e gnatologico secondo cui “LA CERVICALE NON ESISTE”. E’ necessario infatti approfondire e sfatare certe convinzioni.
La realtà che emerge dalla letteratura scientifica è che tali sintomi, per comprenderne appieno le caratteristiche e quindi essere curati nel modo corretto, devono essere inseriti in un contesto più ampio in cui le strutture anatomiche interessate si trovano in un equilibrio funzionale con altri elementi: l’occlusione che è il modo con cui le arcate dentarie entrano in rapporto tra loro quando chiudiamo la bocca, la mandibola, l’articolazione temporo-mandibolare che permette la masticazione e i movimenti di apertura e chiusura della bocca, il Sistema Nervoso Centrale che manda ai muscoli masticatori i comandi che muovono la mandibola, i muscoli del collo. In questo ambito si inseriscono anche la postura corporea e la psiche che rappresentano un importante elemento di integrazione funzionale.
Risulta chiaro che in un sistema con tanti componenti il sintomo della cefalea, del dolore cervicale, dei dolori o dei rumori tipo “scrocchi” durante la masticazione può rappresentare il punto da cui partire per approfondire e chiarire la natura del problema. Per mezzo delle chiare e codificate procedure diagnostiche si possono evidenziare la causa dei sintomi e predisporre un trattamento specifico per la loro risoluzione.
Nella diagnosi un ruolo fondamentale è rappresentato dalla visita e quindi dalla parte clinica ma essa deve essere integrata con elementi diagnostici che derivano da esami strumentali, quindi delle radiografie mirate per il caso da analizzare e soprattutto la pedana posturo-stabilometrica. Essa è un esame informatizzato e quindi non invasivo che rappresenta per lo gnatologo un elemento preziosissimo perché valuta, confermandola o negandola, la correlazione esistente tra anomalie posturali, anomalie occlusali, anomalie cervicali od oculari, stabilendo di conseguenza una priorità di intervento terapeutico.
In seguito ad un approccio a tali problematiche così ampio e attento alle molte sfumature presenti deriva come il corretto trattamento terapeutico sia necessariamente multidisciplinare in cui un team di specialisti diversi coopera con l’obiettivo comune del benessere del paziente. Alla figura cardine dell’odontoiatra gnatologo, che si avvale dell’uso di splint occlusali, si affianca il protesista e l’ortodontista, il fisiatra e l’ortopedico, il fisioterapista esperto in terapia fisica dell’ATM, il neurologo particolarmente attento alla valutazione della cefalea, l’otorinolaringoiatra, il reumatologo, fino al chirurgo maxillofacciale.
In conclusione il dato che emerge prepotentemente è che il paziente deve essere valutato nella sua completezza considerando le implicazioni e correlazioni con altri distretti corporei e non fermandoci settorialmente al proprio ambito di competenza professionale. Solo con un approccio aperto è possibile trattare tali pazienti con successo, in armonia con specialisti di altre branche e in linea con le attuali conoscenze emergenti dalla letteratura scientifica. L’obiettivo finale è quello di ripristinare l’equilibrio funzionale globale del paziente.
( photos)
1 Gennaio 1970
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